Composto da tre originari Casali (Cautano, Cacciano e Fornillo) unificati nel 1851 ma che affondano le proprie radici nel Sannio antico. Il nome riconduce alla Città di Caudium e a un gruppo di pastori, esuli dalla distruzione del centro sannita, insediatisi, poi, in una suggestiva gola che penetra il monte Taburno regalando al visitatore panorami mozzafiato tra antiche cave di pietra, sorgenti di acqua pura e ampie lande di montagna. Alcune ipotesi collocano proprio in una di queste lande, la Piana di Prata, lo scenario del famoso episodio delle Forche Caudine in cui il fiero esercito romano fu sconfitto e pesantemente umiliato. Ancora oggi è possibile osservare dall’alto la distesa in cui 20.000 romani furono intrappolati e sodomizzati in un “campo esteso” descritto da Livio come “satis patens, pieno di erbe e di acque con una via nel mezzo contornato da monti e con due varchi stretti e profondi, uno in principio e l’altro alla fine della valle”. Quei due varchi, secondo un’opinione storica, sarebbero da collocare, il primo, nel territorio dell’attuale Frasso Telesino, il secondo, presso Tocco Caudio. Al centro, la Piana di Prata. Descrive Livio che l’esercito romano si fermò “ad acquam”, dove “per non poche ore soffrì i più disperati tormenti”: ebbene proprio nella Piana di Prata vi è un’antica sorgente d’acqua detta “la fontana dei tormenti” e non lontano da essa un luogo chiamato ancora oggi “Tuoro di male consiglio”. Risulta davvero difficile non associare quella denominazione al famosissimo consiglio, non ascoltato, che il vecchio e saggio guerriero sannita (Erennio Ponzio), dette al proprio figlio (Gaio Ponzio), di “lasciar andare i romani senza torcere loro un capello” così da poter contare sulla gratitudine di Roma. Queste le parole raccontate da Livio: “il popolo romano non è un popolo che si rassegni ad essere vinto; rimarrà sempre viva in lui l'onta che le condizioni attuali gli hanno fatto subire, e non si darà pace se non dopo averne fatto pagare il fio ad usura”: parole tristemente profetiche che preannunciano lo sterminio dei sanniti successivamente attuato da Silla. Cosa sarebbe accaduto se Erennio fosse stato ascoltato? Come sarebbe proseguita la storia d’Italia? Il visitatore può sentirlo sulla propria pelle e nella propria anima solo soffermandosi in silenzio in quel luogo dopo aver chiuso gli occhi.
L’attuale centro storico è un piccolo gioiello da scoprire passo dopo passo, lungo la strada principale, impreziosita, da un lato e dall’altro, da numerosi vicoli ognuno con la sua storia, con i suoi portoni e con i suoi abitanti semplici ed accoglienti. Un reticolo di vicoli antichi e pieni di fascino che durante la stagione estiva si ripopolano e riprendono vita attraverso manifestazioni culturali, sagre, concerti, eventi religiosi e spettacoli teatrali.
Tre i principali punti di interesse storico: la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, posta al centro della Valle Vitulanese, ottimamente conservata, e che costituiva il centro ecclesiastico dell’antico casale di Cacciano; Il Castello del conte, ancora visibile e ristrutturato in corrispondenza del vecchio casale Fornillo; il piccolo santuario di San Rocco che domina la Valle in onore al patrono ed al culto della peste che nel 1656 si diffuse in ogni parte del Sannio costringendo la popolazione, in assenza di medicine, ad affidare le proprie speranze di sopravvivenza alla venerazione del santo, ancora oggi molto sentita dagli abitanti locali.
La produzione locale va da prodotti da forno realizzati ancora con metodi artigianali a piccoli oggetti d’arte, rarissimi e preziosi, realizzati dai pochi maestri scalpellini ancora operanti sul territorio che trasformano il marmo locale in vera e propria magia.