Costituisce, senza dubbio, il casale più antico della Valle dal quale prende il nome in Valle di Tocco, divenuta Valle di Vitulano solo nell’XVI secolo.
Investigare sul passato di Tocco Caudio significa brancolare davvero nel buio del tempo tra l’eco di guerrieri sanniti, il dominio dei re Longobardi e Normanni e, da ultimo, le scorribande dei briganti tra saccheggi e nobili gesta.
L’antichissimo borgo di Tocco Caudio, ancora oggi visitabile, risale al IV secolo A.C., all’epoca sannita, secondo alcuni radicato addirittura alla Città di Caudium, capitale del Sannio antico, importantissimo centro politico e amministrativo, sede del consiglio di guerra di cui si sarebbe conservato, appunto, solo un “tocco”, sospeso a mezz’aria.
Storicamente fu descritto da Plutarco come la “metropoli dei Sanniti” fondata su una collina di tufo lunga e stretta che, proprio grazie alla sua posizione strategica, costituiva meta ambita e scenario, per questo, di numerose guerre e conquiste. Visitare, oggi, il luogo denominato Pietra di Tocco, antichissima vedetta sannita sulla enorme valle dei grieci, immerge il visitatore nell’animo del guerriero che dall’alto scrutava l’orizzonte in vista di eventuali incursioni nemiche.
Annesso al ducato longobardo di Benevento, Tocco Caudio divenne sede di un Gastaldato, unità amministrativa retta appunto da un gastaldo, rappresentante dell’autorità, con ampi poteri giudiziali e militari, dal che se ne deduce che anche con i Longobardi la Città di Tocco Caudio non aveva perso la sua centralità nell’intero scacchiere del sud Italia. La successiva epoca delle invasioni Normanne nell’Italia meridionale diedero vita, con il Re Ruggiero I, al Regno delle Due Sicilie dal quale mossero numerose spedizioni anche alla conquista del Sannio. Pochi sanno, però, che una notte del 1138, proprio il famoso Re Ruggiero I assalì col suo esercito anche il castello di Tocco Caudio e la popolazione, valente e coraggiosa, degna discendente dei guerrieri sanniti, si sollevò in difesa delle proprie mura costringendo il grande Re ad una battaglia lunga ed inaspettatamente travagliata. Sotto la pioggia battente, egli non poté espugnare la Città se non dopo otto lunghe notti e mediante l’utilizzo di sofisticate macchine da guerra alle quali il fiero popolo tocchese dovette arrendersi subendo indicibili sofferenze. In epoca più recente, il Comune di Tocco Caudio fece, invece, da ampio scenario a leggendarie gesta dei briganti. Ancora oggi si sentono riecheggiare, nei racconti degli anziani, le gesta di tal Bofòne da Tocco Caudio arroccato con la sua banda in un’altura detta Tuoro di male cunzigli, arrestato dall’esercito solo dopo il tradimento di un monaco che, fingendo condivisione degli ideali della banda, lo consegnò ai soldati per poi pentirsi amaramente. Non è difficile incrociare ancora oggi un anziano che travolge il visitatore con questa nenia: “trenta briganti dormenno pe ciento sordati sallènno, pe corpa e no moneco nfamo Bofòne arrestato venivo. Doppo tri misi mpiccato lo moneco venne trovato. Appiso a no favo e a no posto che non ce jesce lo sole d’austo”.
Come molti altri centri sanniti, anche Tocco Caudio vene distrutto dai terremoti succedutisi nel tempo, il centro storico venne addirittura abbandonato nel 1980 a causa dell’ennesimo sisma. Attualmente viene definito il paese fantasma, ma continua ad esercitare un enorme fascino e a conservare una rara bellezza, carica di malinconia avvolta in un alone di mistero e silenzio che lascia nel visitatore la netta sensazione di aver toccato con mano le radici del Sannio antico e di aver respirato l’aria di un popolo prima quasi sterminato dai romani e poi continuamente vessato dalle principali dominazioni straniere. Un popolo, però, che la testa non la chinò di fronte a nulla e del quale oggi restano il territorio e le tradizioni gelosamente custodite dalla popolazione locale.
Tocco Caudio si lascia, infatti, segnalare anche nel turismo enogastronomico per la presenza di piccolissimi produttori di salumi ancora legati ad antichi metodi di produzione che rapiscono il visitatore restituendo il valore alle cose semplici ed autentiche.